La nostra sede fisica, quella di IWS Consulting si trova a Roma, e chi come noi risiede nella capitale d’Italia avrà avvertito il gran caldo registrato domenica 7 novembre scorso.
La colonnina ha segnato i 26 gradi centigradi, toccando così la temperatura più alta (a novembre certamente) nella storia della città.
Vi raccontiamo questo episodio, dopo una lunga pausa, in quanto ciò non è importante solo per Roma, bensì per tutta l’Italia e tutto il mondo. Evento questo che sembra essere capitato proprio a pennello visto che venerdì 12 novembre si è conclusa la Cop26, la XXVI Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Questa volta la conferenza si è tenuta a Glasgow e il Regno Unito dunque ha fatto da padrone di casa.
Chi emette più CO2 nel mondo?
Vediamo insieme qualche dato elaborato da “Our World in Data”. Il grafico qui di seguito ci aiuta, grazie ai colori, a capire a colpo d’occhio quali sono i paesi che sembrano emettere più Co2.
La Cina risulta essere il maggior emettitore di CO2 del mondo. Ogni anno il paese, infatti, emette quasi 10 miliardi di tonnellate di CO2, essendo responsabile dunque più del 25% delle emissioni globali.
La Cina è seguita dagli Stati Uniti, responsabili del 15% delle emissioni globali annuali. Infine, vicinissima agli Stati Uniti si conferma l’Europa, responsabile del 17% delle emissioni di CO2 annuali su scala globale.
E per quanto riguarda gli altri Paesi?
Attenzione, qui non si parla più di emissione per Paese, ma di interi continenti.
Ultima in classifica per emissioni annuali si attesta l’Oceania, emettendo l’1,3% di CO2 per anno. Virtuosi anche il sud America e l’Africa, rispettivamente con il 3,2 e il 3,7% delle emissioni globali.
Dati alla mano, quindi queste percentuali, i grandi protagonisti – ma al fotofinish – della Cop26non potevano che essere proprio Stati Uniti e Cina.
Sembrava infatti che la conferenza sui cambiamenti climatici si stesse chiudendo con un sostanziale nulla di fatto. La sferzata finale invece l’hanno data proprio i due colossi delle emissioni di CO2, raggiungendo un accordo che molti giornali hanno definito “storico”.
L’accordo prevede infatti una collaborazione tra Cina e USA sulla transizione verso le energie pulite, l’implementazione di schemi regolatori e standard ambientali volti a ridurre le emissioni di gas serra, nonché l’attuazione di politiche volte a ridurre l’uso di carboni fossili.
In particolare quest’ultimo punto ci ricorda quanto la conclusione della Cop26 sia stata effettivamente a ribasso. L’obiettivo principale infatti era quello di eliminare del tutto, in maniera progressiva di certo, l’utilizzo di carboni fossili. Alla fine i Paesi si sono accordati per una più mite riduzione dell’uso di questi, sempre graduale, si intende.
Uno sguardo all’Italia!
Si rende necessario un cambio di direzione. Come ci dice il rapporto Ispra, il 2020 a livello globale è stato l’anno più caldo sulla terraferma e il secondo più caldo se consideriamo le temperature medie su terraferma e oceani insieme. Da gennaio a novembre tutte le temperature globali medie mensili si collocano tra i quattro valori più alti dall’inizio delle osservazioni. In particolare a partire dal 2005 e fino ad oggi si sono registrati i 10 anni più caldi della serie, sintomo che le temperature si sono ormai alzate in maniera già irreversibile.
Il 2020 è stato per l’Italia il quinto anno più caldo dal 1961. La temperatura di 48 gradi a Siracusa, i 26 gradi a novembre a Roma sembrano essere solo una delle tante avvisaglie che il cambiamento climatico è in atto.
Non ci resta che aspettare i prossimi eventi e vedere come i Paesi metteranno in pratica quanto deciso alla Cop26.