[vc_row][vc_column][vc_column_text]di Giorgia Amato, Team Area Analytics.
Il cambiamento climatico è oggi tra le sfide più importanti ed urgenti che il mondo intero si trova ad affrontare.
Gli individui sono chiamati a consumare meno, effettuare scelte che siano sostenibili e preferire comportamenti e stili di vita eco-compatibili: ridurre la nostra impronta ecologica è doveroso ed eticamente giusto.
L’atteggiamento dei singoli individui tuttavia è guidato dai processi produttivi e dai pattern di consumo diffuso che governano la nostra economia. L’emissione eccessiva di gas serra nell’atmosfera è tra le cause principali del cambiamento climatico.
Rivoluzionare la produzione e le modalità di consumo di energia, rendere gli impianti più efficienti e favorire la transizione verso l’utilizzo di fonti rinnovabili, risultano essere elementi chiave per garantire un futuro a noi ed al nostro pianeta.
L’Agenda 2030 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile evidenzia la necessità di un acceso diffuso a sistemi di energia economici e maggiormente efficienti, oltre che l’esigenza di ampliare la quota di energia rinnovabile. Vediamo a che punto si trova l’Italia!
Se diano uno sguardo ai dati forniti dalla International Energy Agency, il forum internazionale con focus sulle energie, vediamo la serie storica dal 1971 al 2017 della composizione per prodotto della produzione nel nostro Paese e del consumo finale totale [1].
[1] L’unità di misura utilizzata è il ktoe ossia la chilotonnellata equivalente di petrolio. Si tratta di un multiplo del toe, la tonnellata di petrolio equivalente che è l’unità di misura standard utilizzata per misurare l’energia. Nello specifico è una misura convenzionale e fa riferimento alla quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo.
Fonte: International Energy Agency, 2020
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La quota maggiore di energia prodotta in Italia proviene da fonti rinnovabili: trend in crescita sia dal lato della produzione che dal lato del consumo, pur rimanendo in quest’ultimo caso ancora marginale.
Tuttavia, nonostante il ritmo lento l’Italia ha superato per il 2018 l’obiettivo fissato dall’Unione Europea del 17% di impiego delle rinnovabili nei consumi energetici complessivi, come sottolineato dal Rapporto del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) mostrandosi dunque virtuosa.
Ma come si compongono i consumi in Italia?
La serie storica dell’Agenzia Internazionale dell’Energia ci viene nuovamente in aiuto mostrandoci che l’industria, il consumo domestico e il trasporto sono i comparti che consumano la quota totale maggiore di energia.
Fonte: International Energy Agency, 2020
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Come si concilia la necessità di raggiungere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e quindi assicurare un consumo più green, con il fabbisogno di energia di questi tre comparti?
La figura seguente ci mostra la ripartizione del consumo di energie provenienti da fonti rinnovabili specificamente per questi tre settori.
Fonte: International Energy Agency, 2020
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L’energia proveniente da fonti rinnovabili è per lo più impiegata nel consumo domestico, il quale registra una crescita progressiva nell’uso di questo tipo di energia a partire dal 2014 attestandosi su valori superiori al 75%.
I settori del trasporto e dell’industria, attestandosi attorno a valori del 10% e del 7% rispettivamente, hanno un ottimo margine di miglioramento. Per giunta, è interessante notare che fino al 2003 la quota di energie prodotte da fonti rinnovabili utilizzata per il trasporto era pari a zero.
Vediamo allora il confronto, sempre per questi tre settori, con le altre fonti di energia. Come mostra il grafico seguente il settore dei trasporti è largamente dominato dall’utilizzo di prodotti derivanti dal petrolio, lasciando uno spazio piuttosto marginale alle altre fonti di energia.
L’utilizzo dei prodotti petroliferi ha registrato un calo negli ultimi anni per quel che riguarda sia il comparto industriale che il consumo domestico.
In quest’ ultimo caso l’uso di gas naturale è ancora preponderante, ma l’utilizzo di fonti rinnovabili sta progressivamente aumentando.
Fonte: International Energy Agency, 2020
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Dunque, l’Italia sta facendo un ottimo lavoro producendo sempre più energia pulita, affiancando al settore produttivo anche nuovi e virtuosi comportamenti di consumo.
Gli indirizzi di policy risultano centrali: nel 2012 infatti l’Italia ha adottato un decreto, il cosiddetto “burden sharing” volto a definire in maniera chiara gli obiettivi d consumo da fonti rinnovabili per ciascuna Regione al fine di indirizzare l’Italia verso una traiettoria di consumo sostenibile.
Utilizzando il rapporto percentuale tra consumi finali lordi di energia proveniente da fonti rinnovabili e i consumi finali lordi complessivi come indicatore, vediamo che mostra l’andamento di questo rapporto: il dato del 2017 è rilevato, dunque reale, il 2018 rappresenta l’obiettivo intermedio e il 2020 l’obiettivo finale.
La figura mostra che 17 regioni nel 2017 avevano già superato il target previsto dal decreto ministeriale per il 2020. Lazio, Liguria e Sicilia pur non avendo ancora raggiunto l’obiettivo mostrano essere sulla giusta strada.
La Val D’Aosta è la regione più virtuosa, avendo un rapporto percentuale pari all’83%, a fronte per giunta dell’obiettivo intermedio previsto per il 2018 che richiedeva il rapporto fosse “solo” del 51%. La Liguria invece è la regione con il rapporto percentuale più basso, il 7.8% che dovrà quasi raddoppiare in vista dell’obiettivo 2020.
Fonte: Terna, 2020
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Quali sono gli sforzi in termini di investimenti in ricerca e sviluppo fatti dal nostro Paese? Confermano la volontà di lasciare l’economia fossile per dirigersi verso un sentiero sostenibile?
Possiamo dire proprio di sì! I settori in cui l’Italia investe maggiormente sono proprio quelli relativi alle energie provenienti da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Migliorando le performance di consumo infatti una tecnologia diventa più accessibile e la platea degli utilizzatori più ampia.
Interessante vedere che l’Italia mantiene una alta professionalità e competenza nel settore della ricerca e sviluppo per quanto concerne la fissione e fusione nucleare, per il quale la quota di investimenti resta piuttosto elevata.
Fonte: Eurostat, 2020
[/vc_column_text][wgl_spacing spacer_size=”50px”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel 2019 l’Italia ha soddisfatto l’88.1% del proprio fabbisogno di energia elettrica con la produzione interna: per lo più coperta dall’energia termoelettrica non rinnovabile (60%) ma anche da una buona percentuale proveniente da fonti rinnovabili, oltre il 39%.
In particolare, il settore eolico ha conosciuto un importante incremento (+14%) rispetto al 2018. La restante quota di fabbisogno è stata soddisfatta dalle importazioni, comunque per un valore inferiore rispetto al 2018 (Terna, 2020).
Per quello che riguarda invece la quota di consumi di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili diamo uno sguardo veloce ai valori % dei Paesi dell’area EU (Gran Bretagna compresa!) per l’anno 2018.
Fonte: Eurostat, 2020
[/vc_column_text][wgl_spacing spacer_size=”50px”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Norvegia, Albania ed Islanda superano quota 90%, addirittura la Norvegia registra una percentuale di consumo di energia elettrica superiore al 100%, ossia produce più di quanto consuma.
La percentuale italiana per il 2018 è poco inferiore al 34%, migliorabile certamente, ma superiore alla media EU che si attesta al 32%. Cipro ed Ungheria invece i Paesi che consumano meno green con una quota inferiore al 10%.
I dati sono promettenti per immaginare un futuro più pulito e per assicurare al nostro pianeta una vita più longeva. L’Italia sta tracciando un sentiero importante, sarà importante seguirlo![/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]