di Giuseppe Virgallitta
Dall’entrata in vigore nell’ordinamento italiano del nuovo GDPR – Regolamento UE n. 679/2016 per la tutela e protezione dei dati personali ormai sono passati quasi due anni.
Tutte le aziende e la PA hanno intensificato i processi relativi alla gestione e protezione dei dati e della privacy, soprattutto di quelli che vengono trasmessi via web.
Il GDPR, infatti, promette di rivoluzionare le modalità di raccolta, gestione, diffusione e archiviazione dei dati personali, impattando su tutta la vita dell’impresa.
Oggi la materia del trattamento dei dati personali e della tutela della privacy è ancora più centrale in virtù delle nuove modalità di lavoro agile introdotte a causa della pandemia di Coronavirus: per esempio, i dipendenti delle aziende lavorando da casa, utilizzano device che non sono aziendali e quindi potrebbero essere più facilmente preda di hacker senza averne consapevolezza.
Si tratta, di una norma che sovrappone e incrocia diversi ambiti lavorativi che spaziano dall’Information Technology al settore vendite, dal commerciale al marketing, sino ad arrivare alla compliance.
Tutti, quindi, devono fare i conti ed essere costantemente aggiornati sulle evoluzioni di questo strumento legislativo.
A tal scopo, molte aziende, sia pubbliche che private, si stanno rendendo conto della necessità di una figura che faccia da raccordo fra tutte le altre: molto spesso la scelta ricade sul Responsabile delle Risorse Umane che può svolgere questo delicato ruolo di garante.
I responsabili HR sono tradizionalmente considerati il fulcro della vita aziendale e riforme paragonabili al GDPR trovano in queste figure professionali i gestori ideali.
Infatti, il GDPR impone chiarezza di ruoli e di organizzazione: per funzionare in modo adeguato, la privacy in azienda ha bisogno di un organigramma dettagliato con le relative nomine ed incarichi.
Inoltre, il responsabile delle risorse umane ha a suo carico anche le comunicazioni verso i dipendenti e la formazione in materia di corretto trattamento dei dati.
Analogo discorso di organizzazione e monitoraggio continuo si può e si deve applicare al registro dei trattamenti dati della società, documento principale per dimostrare dinanzi all’Autorità garante, il rispetto dei requisiti tratteggiati dal GDPR.
Orbene, tutti questi compiti devono essere svolti ed eseguiti con attenzioni finora sconosciute, secondo i nuovi requisiti previsti dal regolamento ed in un’ottica di proceduralizzazione e armonizzazione con tutte le altre figure dei diversi ambiti aziendali.
La nuova centralità del ruolo degli HR, con riferimento ai nuovi obblighi imposti dal GDPR, sembra poi essere confermata da alcune disposizioni normative del recente D. Legislativo 101 dell’agosto 2018, di adeguamento e armonizzazione della normativa nazionale al GDPR stesso.
In particolare, l’art. 17 del suddetto decreto legislativo impone l’applicazione generale (salvo alcune eccezioni) del rito del lavoro alle controversie in materia di protezione e gestione dei dati.
Appare naturale che, per la peculiarità del rito e per le conoscenze specifiche che detto rito impone, le controversie in questo ambito sono affidate ad avvocati giuslavoristi.
Altrettanto naturale è che detti professionisti del diritto, molto spesso, sono supportati da chi le aziende le conosce e che a sua volta conosce il rito: il responsabile della gestione del personale, appunto.
I responsabili HR, infine, devono al più presto rivalutare il loro attuale processo di recruiting, assicurandosi di avere l’appropriato controllo degli accessi in atto e il giusto livello di sicurezza commisurato al tipo di dati elaborati, al fine di soddisfare tutti i requisiti imposti dal GDPR.
In conclusione, è evidente, perciò, che le nuove disposizioni previste non solo dal GDPR, ma anche dal Codice Privacy, così come modificato e integrato dal D. Lgs.101/2018, implicheranno una nuova sfida tanto per le aziende, quanto per i responsabili delle risorse umane.
Un rinnovamento che non potrà non giovare a un ruolo da sempre al centro della vita aziendale, ma che, soprattutto negli ultimi anni, è stato un po’ troppo sottovalutato, “svuotato” e relegato ai margini della stessa.