La scorsa settimana abbiamo parlato del rapporto su Benessere Equo e Sostenibile (BES) prodotto dall’ISTAT.
Il report dedica un intero capitolo all’innovazione tecnologica e alla creatività. I temi che stanno a cuore ad IWS, per cui pronti a vedere che ci dice il rapporto BES in proposito.
Chi utilizza internet in famiglia?
Come abbiamo detto più volte, la pandemia ha notevolmente accelerato la transizione digitale. Per dover far fronte alle restrizioni di movimento, si è reso necessario declinare le nostre attività quotidiane verso la dimensione virtuale.
Infatti il 2020 è stato l’anno che ha registrato il maggiore incremento, a fronte degli ultimi 7, nell’utilizzo di internet. Quasi il 20% della popolazione con 11 anni di età ha utilizzato internet almeno una volta alla settimana. Percentuale che sale al 90 per la classe di età tra i 15 e i 24 anni.
I giovani hanno utilizzato moltissimo la rete anche come effetto dell’implementazione della didattica a distanza.
Meno assidue nell’utilizzo di internet le classi di età dai 60 ai 74 anni, che tuttavia registrano il maggior incremento rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso senza dubbio la pandemia ha spinto le persone più anziane a servirsi di più dei servizi online.
Per quanto riguarda il genere, si conferma quanto visto anche in nostri precedenti articoli: gli uomini utilizzano la rete più che le donne. Si conferma anche il dato circa il divario Nord-Sud, che vede il Mezzogiorno più svantaggiato rispetto al Nord Italia.
A tale proposito un dato interessante è quello relativo agli strumenti di accesso ad internet. Negli ultimi anni gli smartphone si sono caratterizzati come uno degli strumenti fondamentali di accesso alla rete. In particolare le regioni del Sud Italia ne hanno fatto lo strumento esclusivo.
Dunque, se da un lato lo smartphone agevola l’accesso ad internet e lo rende inclusivo, dall’altro certamente costituisce un freno allo sviluppo di competenze digitali più complesse.
E dal lato delle aziende?
L’e-commerce e quindi l’applicazione di tecnologie digitali per la vendita, potrebbe avere degli effetti molto rilevanti sulle imprese. Permette loro infatti di vendere e diffondere i prodotti offerti in tutta Italia e potenzialmente in tutto il mondo. In particolare il 16% delle imprese italiane ha affermato di voler digitalizzarsi maggiormente proprio per voler fornire una risposta alla pandemia.
Il 2020 ha visto un incremento delle aziende in Italia che offrono questo servizio, in questo caso non si nota una netta differenza Nord-Sud. Nonostante le imprese del Nord, guidate da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, siano quelle che in termini assoluti hanno il maggior numero di aziende con il servizio di vendita digitale, le imprese del Sud sono quelle che hanno registrato il maggior incremento di vendita via web negli ultimi anni.
Chiaramente il settore di impiego costituisce un importante vincolo alle vendite online, va meglio quello dei servizi rispetto al manifatturiero. Così come influisce la dimensione dell’azienda: imprese grandi sono maggiormente propense nell’uso di canali di vendita online rispetto alle piccole.
Come va il mercato del lavoro?
Cominciamo con le buone notizie: la quota di professionisti nel settore scientifico-tecnologico è in crescita costante negli ultimi anni. Inoltre, queste professioni sembrano aver tenuto meglio gli effetti distruttivi sul mercato del lavoro occorsi a seguito della pandemia.
Al contrario, resta stabile e quindi non cresce, la quota degli occupati nei settori creativi e nelle professioni culturali.
Molti giovani talenti emigrano verso altri Paesi, fenomeno che sembra penalizzare soprattutto il Sud Italia. In particolare il Mezzogiorno vede andare via mediamente quasi 7 persone qualificate ogni 1,000 abitanti, quota che sale ad 8 per gli uomini.
La migrazione di giovani talenti affligge anche il Centro e il Nord Italia, che riescono tuttavia a compensare con la migrazione interna. Il nostro Sud dunque sembra essere quello più colpito.
La necessità di trattenere i nostri talenti è prioritaria, importante offrire buone prospettive lavorative e contratti di lavoro competitivi.
Quasi a rispondere a questa esigenza, il Mezzogiorno ha incrementato fortemente la percentuale di aziende che hanno attuato delle innovazione di processo, prodotto e servizio (+7.9% rispetto al triennio 2014-2016). Un primo passo per ridurre il divario Nord-Sud e per offrire delle alternative ai giovani laureati.
Noi di IWS Consulting continuiamo a monitorare l’andamento dell’innovazione in Italia e i trend in crescita.
Vogliamo fare la differenza ed essere parte delle migliori statistiche per il nostro Paese.