I decreti del Presidente del Consiglio emanati durante la pandemia, oltre che gestire strettamente la questione sanitaria hanno regolamentato anche l’organizzazione imminente del lavoro. Il lavoro a distanza, infatti, è stato individuato dal Governo come uno degli strumenti utili a mitigare e contenere la diffusione del coronavirus. L’attuazione del lavoro flessibile, ha sicuramente contribuito a rallentare l’esposizione al virus, ed ha aperto nuovi scenari ed opportunità per le imprese ed i lavoratori. Le tecnologie, infatti, hanno permesso ad imprese e pubbliche amministrazioni di ripensare gli spazi di lavoro.
I lavoratori si sono adeguati alle nuove modalità in maniera spontanea.
Ma eravamo davvero pronti?
La velocità di transizione dal lavoro svolto esclusivamente in ufficio verso la modalità da remoto ci ha colti impreparati, soprattutto dal punto di vista logistico. Lo spazio lavorativo si è totalmente sovrapposto allo spazio abitativo. Si sono infatti moltiplicate esigenze e necessità in uno spazio limitato.
Senza una adeguata divisione di tempi e spazi, ci siamo ritrovati a mescolare attività casalinghe ed attività lavorative, rendendo la casa contemporaneamente una scuola e un ufficio. L’attività lavorativa da remoto quindi non è stata un’esperienza agevole, o almeno non lo è stata per tutti.
Si rende necessaria allora una riflessione su smart working e l’utilità di un confronto di genere.
Secondo il rapporto della Fondazione Libellula, che ha svolto un’indagine mirata all’esplorazione degli impatti emotivi, lavorativi e relazionali del lockdown su lavoratori e lavoratrici di ogni settore, il 47.5% di donne ha dichiarato di dedicare la maggior parte del tempo al di fuori dell’orario lavorativo alle faccende domestiche, contro il 30.4% degli uomini.
Ancora, il 16.5% delle donne ha dichiarato di investire la maggior parte di questo tempo per dare aiuto scolastico ai propri figli, a fronte dell’8.1% di uomini. Percentuali ancor più rilevanti se accompagnate al dato circa l’implementazione totale della didattica a distanza nella fase 1, e sconfortanti alla luce delle nuove disposizioni che prevedono un ritorno sostenuto alla didattica integrata digitale.
Le donne dividono il loro tempo in molteplici compiti durante l’arco della giornata, i dati suggeriscono uno svantaggio reale dato dalla combinazione lavoro a distanza e chiusura delle scuole.
l’interazione tra lavoro domestico e carriera professionale, il 48.5% di donne con figli ha dichiarato di essere stata frequentemente interrotta durante la propria attività lavorativa quotidiana, solo il 26.6% degli uomini ha dichiarato lo stesso.
Le donne hanno percepito un maggiore carico lavorativo e mentale rispetto agli uomini. Le donne, inoltre, provano un maggior senso di incertezza e di paura circa il futuro.
Dal Rapporto emerge che gli uomini si sentono più sicuri ed adeguati delle donne circa l’utilizzo degli strumenti tecnologici. Questo dato fornisce la misura della percezione del gap di genere, a svantaggio delle donne, sulle competenze tecnologiche.
Inoltre, i dati indicano che le donne vivono una condizione di maggiore svantaggio sia dal punto di vista lavorativo e professionale che da quello emotivo.
Quale è allora il ruolo della regolamentazione dello smart working?
Una non adeguata regolamentazione del lavoro da remoto rende le donne maggiormente vulnerabili allo stress. Ne consegue che, una maggiore regolamentazione potrebbe aprire delle nuove opportunità per le donne, che possono beneficiare di una maggiore autonomia e gestione dei tempi lavorativi.
Il rapporto della Fondazione Libellula ci informa anche circa le aspettative sul futuro professionale, entrambi lavoratori e lavoratrici auspicano il mantenimento della modalità di lavoro a distanza nonché una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro.
Dunque, appare necessario un ripensamento del rapporto di lavoro, un nuovo patto tra imprese e persone. . Sarebbe dunque auspicabile rendere questa nuova modalità di lavoro più agile, orientata al raggiungimento di obiettivi piuttosto che all’orario definito.
Nel 2021 lo smart working diverrà strutturale, molte aziende ne hanno già assaporato i benefici.
IWS Consulting ha già adottato questa soluzione mettendo in campo tutti gli strumenti possibili per agevolare i propri lavoratori, che sono effettivamente il motore pulsante dell’azienda.