Nei precedenti articoli abbiamo dato un’occhiata allo stato del digital divide e approfondito la differenza di genere nell’approccio alle tecnologie e allo smart working in Italia.
Lo studio del World Economic Forum “The Global Risks Report 2021” ci permette di dare un’occhiata fuori dalla nostra finestra e vedere lo stato dell’inclusione digitale nel resto del mondo.
Sappiamo che la pandemia ha accelerato notevolmente la transizione verso l’industria 4.0, ha spinto il mondo verso la digitalizzazione ed ha ampliato l’uso della tecnologia.
Ma non per tutti!
Vediamo insieme quali sono le principali barriere nel mondo all’inclusività digitale ma soprattutto come le possiamo superare.
La disuguaglianza digitale è percepita come una minaccia sia nel breve che nel lungo periodo.
L’opportunità globale di accedere ai dati e alle tecnologie varia molto in base alle regione geografica di appartenenza e alla stratificazione economica e sociale. In particolare quest’ultima è valida anche in paesi a medio-alto reddito.
L’uso di internet ne è un esempio: in alcuni paesi, sono in moltissimi ad utilizzarlo ad esempio l’Italia con il suo 87.3% della popolazione, ma ci sono paesi come il Bangladesh o il Pakistan in cui l’utilizzo scende al 13 e al 17% rispettivamente .Tuttavia, qualche problema di accesso si registra anche nel Regno Unito dove alcune famiglie hanno dovuto scegliere tra la sussistenza e la connettività , ormai bene necessario per garantire l’istruzione.
Ma non si tratta solo di questo. Ci sono molte variabili in ballo che aumentano il rischio di avere una sempre più ampia disuguaglianza digitale.
Alcuni governi hanno scelto di detenere il controllo delle telecomunicazioni al fine di controllare il flusso di informazioni in ingresso nel paese, altri ancora non hanno regolamentato in maniera efficace l’e-commerce e la protezione dei dati, in altri casi ancora l’inazione da parte dei governi rischia di concentrare il bene pubblico digitale nelle mani di pochi attori privati.
Le società scollegate.
Stiamo vivendo un paradosso: nell’era della digitalizzazione le società sono sempre più scollegate.
La disinformazione e il crescente divario nell’abilità digitale rischiano di ostacolare il dibattito pubblico su questioni politiche, sociali ed ambientali di cruciale rilevanza.
In particolare, la cattiva informazione e la diffusione di informazioni errate contribuiscono ad aumentare la violenza, il cosiddetto “hate speech” all’interno delle community digitali, ed amplificano infine il rischio di conflitti.
La soluzione c’è: l’azione dei governi.
I governi di tutto il mondo devono ampliare la protezione dei propri cittadini-consumatori aumentando la regolamentazione sui mercati digitali. Questo è utile per prevenire potenziali impatti negativi sulla società , provenienti dalla dipendenza digitale e dall’influenza, potere e monopolio che il mercato digitale può avere sui consumatori.
L’azione dei governi è cruciale, l’intervento deciso nella regolamentazione del mercato digitale potenzia i consumatori, promuovendo una maggiore concorrenza e regolamentando il monopolio.
Ma non solo, a fianco delle imprescindibili azioni regolatorie sarà richiesto anche un impegno diretto verso i cittadini.
Migliorare l’istruzione, adeguare gli insegnamenti scolastici ad un mondo sempre più digitale può migliorare le competenze digitali e contribuire a ridurre il digital divide.
Abbiamo analizzato quali sono oggi le principali barriere all’inclusività digitale, ma abbiamo visto anche delle soluzioni sono possibili. Per cui gambe in spalla e contribuiamo ad un mondo più inclusivo!